segue da: 1994 – 2014 (2a ultimaparte – 31/12/2014)
In questo “breve” approfondimento per il 1° ventennio KSM ho voluto trattare solo alcune delle cose che ritengo tutt’ora fondamentali nel consolidamento di una cultura sportiva…
Alcune potranno sembrare ripetitive, altre inserite solo per essere ricordate, ma nell’apparente, confuso insieme ne possono spiegare meglio quello che non sempre si vede e si conosce se non se ne ha, per l’appunto, una “cultura” nazionale.
Vivevo il surf, un passato da portiere di calcio e uno sguardo fotografico che sapevo poteva darne una linea editoriale più ampia per cercare di spingere una prima generazione di appassionati alla crescita e al miglioramento sportivo nel tempo, semplicemente nel pretendere di più da quello che vivevamo.
Se nessuno ne può scrivere perché ne continuo a vivere il percorso e l’impresa, ma non posso non tracciarne oggi un punto per chi avrà modo di leggerne e di volerne vedere in seguito, una storia.
Non è un caso se molto del fermento sportivo, commerciale ed editoriale si è avuto proprio in corrispondenza degli anni di King Surfer Magazine…
Se ne scrivo ormai nel ricordo, devo ammettere che sarà difficile vederne ancora delle pagine stampate.
Un libro, speciale raccolta di un anno di uscite mensili, mi può bastare x quella forma di rispetto e devozione dovuta a onorare il mio sport e come lo interpreto da sempre.
Perché credo che ci si sta abituando sempre di più alla “modernità”, io per primo, alle nuove forme comunicative messe in moto anche dai vari social e da una forma digitale sempre più presente nella nostra quotidianità.
Anche se credo che tutto quel “chiacchiericcio social” ne farà perdere tutta la profonda spiritualità, il rispetto e l’intera visione d’insieme di uno sport, di un’istituzione come poteva essere con KSM.
I gusti sono gusti e non si discutono, ma io appartengo ad una precedente generazione di fede, di silenzioso rispetto e di valori sportivi KSM. E anche come Editore non riesco più a seguire nient’altro di questo settore, dove gli ultimi sembrano i primi e i primi sembrano il peggio degli ultimi.
Non posso che prenderne atto e voltare pagina già da domani con il futuro KSM…
Avevo paura di entrare nel mondo dei social perché ero in ritardo nel capirne le strutture e le reali potenzialità, anche se continuo a non sfruttarli al meglio. Il non avere molti followers mi rende ancora più forte nel voler continuare ad evolvere il mio modo di costruire una storia diversa, nel trovare un percorso migliore, mai cercato da nessuno, da dare a questo movimento nato e cresciuto nella nostra Italia…
Ho remato così tanto che so meglio di molti altri cosa voglia dire essere lì fuori. Questo mi permette di saper valutare anche il valore reale di molti Rider, in modo autonomo e indipendente, con tutte le dovute responsabilità e onestà di giudizio e gli Awards KSM ne sono un esempio. Ragazzi che nemmeno conosco e che avrei voluto continuare a premiare per qualità tecniche da dare e mostrare sempre ai più giovani…
Questo mi porta anche a ricordare che tutte le “posizioni” si conquistano nel rispetto di tutti, ma non si regalano per far perdere il valore di altri.
La storia di Lorenzo P. (da uno dei migliori Rider nelle pagine KSM a riempire le letterine in riviste gratuite solo perché più diffuse), quella di Federico V. da Top44 a riempire le rubriche dei nuovi lettori in quei stessi mezzi informativi che loro stessi credevano migliori…). Non ho mai avuto nulla contro inconsapevoli ragazzi (a quell’età(?) era facile essere più egoisti…), a Federico regalai una copertina dopo le mie critiche, proprio perché volevano essere costruttive riconoscendone le sue qualità tecniche, ma da Editore non potevo non evidenziare il rispetto mancato da una rivista commerciale che già aveva avuto modo di mostrarsi senza il “valore” economico di un prezzo di copertina…
Ci sono tanti taciti valori che sono dovuti in una comunità che si rispetti, sia essa locale o, a maggior ragione, nazionale.
Non ero e non sono al livello tecnico di molti validi se non eccezionali Rider italiani, non ho difficoltà a riconoscerne le loro qualità x il ruolo che rivesto…
E le foto dei miei profili social vogliono solo essere spunto x chi cerca di promuoversi e farsi riconoscere (la colorazione, gli adesivi/sponsor sulle tavole sono l’unico +facile mezzo x promuovere e distinguere tutti i vari Rider in acqua x chi fotografa e non solo…), perché preferisco vedere e aiutare Rider che cercano di migliorarsi, così da premiare e mettere subito in chiaro le dovute responsabilità del ruolo che si vuole avere in questo settore per guadagnarne e meritarne il rispetto di tutti, che contribuire a formare l’ennesimo generico mezzo informativo social del “nulla”…
Ho iniziato a fare surf dopo la metà degli anni ’80, per caso e con una tavola nuova – importata e regalata da amici in estate alla persona a me più cara. – Spinto dalla curiosità quella “K&K” brasiliana vide più me che lui. E’ imbarazzante ricordare il giorno d’inizio, ma le prime bracciate in acqua x uscire fuori e prenderle, anche con quelle minuscole onde estive, senza nessun riferimento furono “tristemente” in contemporanea… :D
Il film cult dell’epoca, solo perché avevo cominciato a far parte di un mondo di cui ne volevo sapere sempre di più, lo vidi solo dopo quasi due anni, perché il mare si cominciava a vivere anche con l’impensabile freddo dell’inverno… E a quel tempo tutto era agli inizi, nuovo, senza gli attuali riferimenti e progressi tecnologici, anche delle mute più calde e più morbide di oggi…
Gli indimenticabili impermeabili a sacchetto K-way, maglie di lana o anche buste nere di nylon sotto le prime, fredde e più rigide mute – “apparentemente” di cartone di quel tempo -, non erano tanto difficili da vedere…
Molto spesso mi domando da quale altre esperienze sportive provengono molti ragazzi prima di arrivare a provare il surf. Molti di noi sono puri a questo stile di vita. Per questo ho sempre cercato di dare delle basi per qualcosa d’importante anche in Italia perché ne possano trovare subito dei riferimenti, dei valori, il rispetto di una cultura da vivere e tramandare nel tempo.
Anche se molti di noi lo vorrebbero sempre tra pochi intimi amici, nel mondo ci si “sopporta abbastanza bene” perché sappiamo cosa si condivide quando “quel giorno” è vivo nel sorriso e rispetto di tutti. Anche se le condizioni in Italia ci penalizzano, non è difficile trovare condizioni di mare liscio come il vetro dove le onde ne disegnano solo meglio il respiro del mare. E in qualunque modo ti sarai avvicinato al surf, trovalo nel mondo e ne capirai la vera essenza nel cuore…
Ci sono molti altri esempi da fare, ma l’insieme non può non evidenziare quel bene comune, rispetto che nessuno ha mai dato come orizzonte per tutti. Anche le stesse diverse Federazioni che si sono viste, sempre spinte da dubbi modi di agire dei loro stessi personaggi, non hanno mai insegnato nient’altro che quel loro meschino interesse per ruoli di cui non sono mai stati portatori attivi di valori. L’unico triste vanto è di averli spesso visti sconfinare in altro, confondendo ruoli che già appartenevano ad altri: dagli atleti a tutto un mondo lavorativo che si vedeva una prevaricante chiusura da chi doveva offrire altro…
Perché non sempre ci sono dei soli interessi personali dietro un’attività privata di un Editore, ma non vedere Federazioni , non muovere nel rispetto e nell’interesse di tutte le attività, senza un vero orizzonte comune, credo sia molto peggio…
In venti anni non sono mai stato chiamato ad un tavolo di confronto, non per quali secondi fini, ma x vedere insieme cosa si potesse fare di meglio fino ad allora e dare dei riferimenti a dei ragazzi da far crescere… Confrontandosi nel vedere dove si poteva tirare fuori il meglio di tutti nel migliorare anche l’intero settore…
E nel mio piccolo ho sempre provato a farlo, ma se i miei +nazionalistici, orgogliosi “difetti” sono forse ora meno evidenti, i difetti delle stesse Federazioni erano di fondo peggiori. Se apparentemente un Editore può dare modo di pensare a dei suoi, soli interessi privati, una Federazione, anche dopo critiche costruttive non permetteva di capire il danno x il ruolo che doveva tutelare gli interessi di tutto lo sport. A parte singoli cialtroni che non hanno mai goduto della mia stima.
Ti chiedi ancora xché un Editore vuole intraprendere nuove strade?
Considerati i tempi dove tutti pubblicano di tutto, riuscendo ad avere anche più followers, sarà difficile non provare ad evolvere in altro…
E come in passato, rimango dell’avviso che bisogna sempre schierarsi, almeno finché i valori e le responsabilità di tutti muovono verso migliori livelli di etica e rispetto. Perché saremo tutti più capaci di riconoscerne meglio gli errori, i difetti, ma anche le qualità o la pochezza di molti personaggi in ruoli che meritano ben altro.
Se prima eravamo dei semplici ragazzi, e le apparenti amicizie non permettevano di vedere valori sul campo, ora molti di noi continuano ad essere semplici “ragazzi”, ma anche apprezzati e stimati professionisti in molti, diversi settori.
Viviamo un’epoca dove non ci si può fermare, nemmeno davanti alla minima gloria di un solo follower. E non per vantarmi, ma ne ho 2!!! :D
In quanto tempo la Samsung avrebbe fatto dimenticare gli iPhone se la Apple si fosse fermata al suo primo telefono? In quanto tempo Slater sarebbe dimenticato se fosse fuori dal circuito ASP o non avesse quote nel brand che lo sponsorizza da anni? E non sappiamo ancora che impatto avranno i futuri Apple watch, ma tutti ne percepiscono un’altra, profonda rivoluzione…
Sono tanti gli esempi da fare in tutti i campi, ma quello che più conta ora è capire se ci si vuol fermare a quella minima gloria del surf passato o rendere KSM un brand moderno e futuro…
Il mio lavoro, anche se evolverà in altro(?), è facilmente visibile, dipende solo da quei professionisti se ne vorranno essere raccontati o se ne vorranno essere parte attiva di un qualcosa di irripetibile per la storia del surf di questa nazione.
Tanta concorrenza ha solo “rallentato” il mio percorso. Domani sarò “forse” più solo, ma anche più libero di muovermi ed esprimermi senza troppi vincoli, tempo per primo. Chiudere un ventennio è anche questo.
Perché ho sempre mantenuto fede ai miei principi, e se questo può già bastarmi, ritengo anche che bisogna schierarsi in un mondo dove non ci sono finanziamenti pubblici e dove è anche molto facile essere dimenticati.
Tra gli errori che spesso analizzo per la passione e i troppi incarichi che mi sono dato e che possono sicuramente averne confuso i miei obiettivi, non è stata tanto l’incapacità di portare ad un tavolo di dialogo Federazioni, Sponsor totalmente sordi e disinteressati al bene comune dello sport nazionale per la crescita di tutti, ma il non essere stato capace di anticipare i forti cambiamenti che abbiamo vissuto, a partire dall’avvento del digitale che ha inflazionato il mercato fotografico per finire ai vari social che hanno dato il definitivo punto di non ritorno al cartaceo. Ne ero troppo immerso come struttura ormai impostata a quel solo tipo di ritorno economico editoriale.
Solo ora è di pubblico sapere la necessità di strutture più snelle e dinamiche nel saper intercettare meglio i cambiamenti più repentini che il web stesso pretenderà sempre di più nelle sue evoluzioni, anche con ritorni economici, apparentemente più esigui…
Pubblicare una rivista era molto vincolante con tutti i suoi tempi di preparazione e uscita.
Ancora qualche anno e vedremo le nuove potenzialità KSM nel web. Questo x non anticipare troppo tempi e investimenti che possono permettere ad altri di avvantaggiarsi su nuove idee future KSM.
Se i primi anni è stato un continuo inseguimento a voler cercare una linea editoriale che somigliasse sempre di più alle troppo contaminanti riviste d’oltreoceano, come “ingenuamente” ambivamo tutti ad eguagliare, la mancata partecipazione degli sponsor più importanti anche nel sostenere non chiare “Federazioni” cominciarono a rafforzare l’importanza del prezzo di copertina.
I mancati tavoli di dialogo di dove si voleva portare lo sport e le tante capacità “disperse”, ma anche nascoste dei tanti talentuosi Rider sparsi in Italia (vedi esempi Lorenzo, Federico etc…), cominciò a modificare il mercato editoriale che vide nelle riviste gratuite il definitivo collasso di una provinciale confusione culturale. Gruppi collaborativi appartenenti ad ogni singolo mezzo informativo o, peggio ancora, a negozi si sostituivano a quelle inette Federazioni che avrebbero dovuto offrire miglior coinvolgimento etico e sportivo per darne un orizzonte comune. Se altri ne andavano fieri, ero obbligato a intraprendere altre strade per non incorrere in peggiori campanilismi che potevano distogliere dal bene comune, portando erroneamente con me amici in percorsi che già sapevo non idonei alla crescita nel rispetto di tutti.
Se oggi è più facile averne un’idea più chiara, anche con questo approfondimento, come comunicarlo in quegli anni?
Ho passato le ultime 8760 ore a lavorare nel web per cercare di capire meglio quale modernità e orizzonte futuro mi aspetta. A parte questo editoriale spalmato su 365 giorni, mi sono accorto che tutto sembra avere sempre meno valore fuori da KSM, non tanto nell’essere coinvolto personalmente quando si parla di surf italiano – a cui non ho mai ambito nemmeno da Editore -, ma quello di vederli perdere sempre più importanza non menzionando un brand da dove l’Italia ha avuto una sua storia e un inizio nell’interesse di tutti…
Dal ’94 sempre per un’Italia e un Mondo migliore…
L’Editore
A.D. Surf – 31 Dicembre 2014
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