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Coast To Coast, Oceani Urbani

Lettera aperta a Silvio Berlusconi

Caro Presidente

Le scrivo in qualità di Editore perché molti surfisti hanno cominciato a preoccuparsi del loro stile di vita qui nel nostro Paese.
Non so quali conseguenze ricadranno positivamente o negativamente all’Italia, ma di certo, salvo qualche radicale cambiamento nella cultura del nostro Paese, tutto sembra ancora ruotare intorno alla sua persona e a come andrà a finire, questa volta alla fine di questo mese.

Non che questa lettera voglia sminuirne l’importanza, ci mancherebbe, ma in Italia la natura delle cose sembra aver perso di senso, anche nei confronti delle future, obbligate e “nascoste” nuove regole europee, dove tutto non ha più direzione se non nelle costruite, immobili e obbligate(?) larghe intese.

Perchè all’alternanza delle sue vicende (forse troppe e in eccesso il più delle volte per il suo ruolo) e al lato da cui le si vogliono vedere e capire, le rispondono politicamente altri (a favore o contro di lei) che non ci permettono più di distinguere realmente le alte e basse pressioni che muovono in Europa e intorno all’Italia.

In Mare abbiamo bisogno di tavole, tanto allenamento e poi la Natura ci regalerà tutto il resto… E anche se nel Mediterraneo la prossima si fa aspettare sempre qualcosa in più della precedente, stento ancora, per i miei difetti e tempi di scrittura, a saper descrivere con precisione questi semplici, lineari, naturali, ma al tempo stesso incredibili “spazi temporali” per Noi che lo viviamo naturalmente come stile di vita…

Non le scriverei se non fosse che qualcuno ha cominciato a preoccuparsi delle prossime tasse che colpiranno anche Noi, le nostre tavole e più precisamente il numero delle pinne che, nel dare direzione alle nostre traiettorie, alle nostre vite da Rider, finiranno per amplificare le nostre differenze sociali e i nostri diversi stili di vita…

Perché, conoscendo il mio mondo, non mancherà chi passerà ad una singola pinna, prediligendo uno stile di surfata più lineare e armonioso con il muoversi dell’onda; chi manterrà le tre pinne e l’ambiziosa responsabilità che bisogna avere in acqua nel saperle sfruttare al meglio nel tempo; chi cambierà la sua tavola in altro, SUP (Stand up paddling) e body board che, nella loro semplicità quasi domenicale, possono aiutare ad evitare tanti altri costi e responsabilità inutili di uno stile di vita più tecnico e più ambizioso…

Certo non mancherà chi furtivamente si presenterà in spiaggia senza pinne per poi montarsele in acqua, o chi le fornirà in nero, chi nasconderà o venderà la sua seconda tavola, chi sceglierà definitivamente di trovare Paesi più attenti alle libertà delle singole vite e crescita dei suoi Rider, chi si vedrà costretto a ridurne il numero per risparmiare anche con una tavola che invece ne pretenderebbe il numero completo…  etc. etc.
Ma quello che più mi allarma è che qualcuno già pensa di snaturare il suo stile senza che questo segua il suo naturale percorso di vita e di età.
E per cosa? Per pagare l’ormai eccesso di tasse in Italia?

La mia età mi consiglierebbe di cominciare a valutare il passaggio ad una tavola con una singola pinna, ma tasse permettendo, credo di poter reggere ancora il “peso” delle tre più ambiziose…
Questo mi farebbe sentire anche più vicino ai miei futuri figli, alla loro voglia futura di cambiare e a quello che gli devo con la mia, spero ancora attuale, contemporaneità…
Gli stessi che non avranno più niente da condividere con Lei, con quegli altri che avrebbero dovuto smacchiare la loro incapacità e tutto “quel” mondo mediatico “S”naturato fino ad arrivare a tutti i nuovi  animali contemporanei di una nuova natura delle cose, tutta italiana. Il tutto a sovraccaricare già quell’architettura naturale di alte e basse pressioni che si alternano sull’Italia dove, come se non bastasse, sono stati capaci di chiamare anche le più semplici perturbazioni con il nome di tempeste e uragani ben più pericolosi che si muovono, però, in Oceani ben più impegnativi…

E in questa nuova era iniziata, sarà una pesante eredità “naturale” che ci porteremo ancora dietro per anni.
E se non fosse per il mio ruolo da Editore che mi costringe a dare contemporaneità alle vicende legate alla vita e al Surf in Italia, farei volentieri a meno anche di questa, ennesima retorica domanda:  non prova quel desiderio naturale di uscire fuori da questo tipo di natura imbalsamata, dove continueranno a scaricare ancora su di lei tutto quest’artefizio culturale montato a palcoscenico anche per loro?

Il gioco delle parti, nelle alternanze democratiche di chi toglie e di chi mette tasse per un voto, nel dare quelle speranze che mai come oggi la crisi attuale evidenzia come false e dannose, se andava bene nella precedente era, Lei ci vede ancora un naturale processo di miglioramento, una direzione futura per l’Italia?
In qualunque modo uscirà dalle sue, provanti  vicende spero che farà di tutto per cambiare queste delineate scenografie ormai confuse da tutti come naturali, momentanee alte pressioni che passeranno, ma che nascondono solo la prossima, stagnante e rarefatta aria sull’Italia…
Forse è l’unica delle cose, e mi permetto il “che deve” per ultimo a questo Paese…

Di tavole e pinne non se ne intenderà molto, ma  vivere il Paese fuori dall’acqua non mi sembra tanto diverso da quanto le ho mostrato nel nostro stile e modo di surfare se venisse tassato…
E avrà capito che questa lettera mi servirà a dare contemporaneità e vincolo al nostro tempo, anche come preludio di un’idea ancora migliore di quella del 21.02.2012

Fatta eccezione per alcune località dove le onde sono disegnate come con il compasso in Oceani lontani, il moto ondoso presenta pareti d’acqua sempre nuove e diverse…
A Noi la scelta di ambire sempre nella direzione migliore, perché nei nostri Oceani (più o meno impegnativi), sbagliata la prima senza troppi danni, una seconda onda arriva sempre per tutti…

Buona fortuna

L’Editore
KSMworld.org

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