QUANDO IL SIGNIFICATO DI UNA CRITICA HA PIÙ VALORE…
Ho sempre ammirato le persone che riflettono in quello che fanno la loro capacità interpretativa. Saper interpretare cose, all’apparenza comuni, in lavori di ricerca, di studio, tanto da dargli un nuovo valore sociale.
Questo avviene in tutti quei ruoli dove le esperienze professionali maturate, sviluppano un sensibile intuito nel saper attribuire più significati da un unico punto di osservazione. Non ci sono solo gli interessi personali, ma il confrontarsi con se stessi nel saper comunicare uno di quei significati nascosti da altri con altre interpretazioni. E questo avviene anche nel nostro settore tanto da rendere queste persone innovative, uniche, criticabili, ma avanti con le idee.
Avviene soprattutto nel campo editoriale in quei momenti in cui si vivono dei forti cambiamenti sociali. Ci sono riviste che presentano contenuti merceologici, riviste con linee editoriali straniere, riviste commerciali, riviste esclusivamente italiane, riviste nazionali con meno approfondimenti locali, riviste gratuite e altro ancora. Tutte con un preciso significato. Tutte così ben definite, da non farci vedere nessun altro lato interpretativo, nessun altro significato. Quella è una rivista nazionale perché esce su tutto il territorio nazionale, quella è una rivista estera perché ha contenuti stranieri.
I rider italiani vivono dei forti cambiamenti. Li vivono nel presente con nuove proiezioni future, nel clima, nella comunità europea, nelle nuove tecnologie, nella gente, nella propria età, ma soprattutto nella passione che vivono come sport e stile di vita qui in Italia. Vivono soprattutto una consapevolezza e una conoscenza che prima non c’era. Dove molti sono rimasti delusi dalle promesse non mantenute delle aziende, dopo anni di promozione gratuita del loro marchio; dove molti si sono convinti che la Federazione non cambierà mai la sua politica d’interessi; dove molti si sono resi conto che dietro l’organizzazione di una gara di settore si nascondono solo interessi locali che ne falsano la vera attività sportiva; dove in molti si sono resi conto della carenza di lealtà informativa nelle riviste di settore; dove molti hanno visto che nel proprio sport si contano sulle dita di una mano le persone che lavorano per un’etica sociale.
Altri hanno avuto coraggio a trasferirsi all’estero, altri hanno conosciuto la giostra del proprio sport nell’atmosfera di qualche irreale destinazione, altri hanno trovato in alcune località le mete fisse per vacanze lunghe ed economiche, ma soprattutto tutti si sono resi conto della bellezza di questi sport in un’Italia che alla prima mareggiata, alla prima nevicata, ai primi venti, vive la vera natura dei suoi, mai così percettibili, confini.
Per questo non posso comunicare solo un significato di quello che vivono. Che tipo d’informazione sarebbe?
Pocket Collection può essere uno dei significati che cerco di attribuire alla nostra passione e a tutto quello che ne ruota intorno. Un prezzo che non si può non far pagare. Solo così non si appiattisce la nostra informazione a favore di quella estera, a favore dei pressanti interessi economici o a favore di stili non proprio maturi, ma si può ricercare, approfondire tutto con la lealtà e lo stile decennale KSM.
Saper condurre e indirizzare una rivista ad una continua sperimentazione non è da tutti, come non tutti lo capiranno. E’ più facile farsi pubblicare una foto, una lettera o un articolo e cadere nell’interpretazione comune del proprio gruppo di amici. Dove qualsiasi modo di vedere si perde nell’unico significato che meccanicamente siamo abituati ad attribuire a sport originariamente importati.
E’ più facile pagare uno spazio pubblicitario che essere recensiti per lealtà informativa. E’ una notizia quella di fornire ad un lettore o a un utente della rete una lista dei surfshop più vicini, più forniti o quelli che offrono una vendita per corrispondenza per utenti non proprio vicini. Fornire informazioni italiane ad un pubblico italiano. Che non è altro che il lavoro gratuito che si fa per l’estero.
Ci sono poi persone che sanno vedere, sanno interpretare, sanno migliorare, persone che sanno solo copiare e altre che hanno la sola capacità di deformare la nostra identità nazionale.
Vi sarete certamente accorti di come all’estero i limiti sono stati spostati oltre il consentito. E in questo le differenze tra surf, snowboard, kite e skate si assottigliano. Se poi si vanno anche a contare i ragazzi che guadagnano con i soli sponsor locali o nazionali ci si accomuna proprio.
E allora si dovrebbe riflettere sull’immissione continua di riviste che indeboliscono gli sponsor. Continue fiere, siti internet, gare e tutti quei mezzi che non comunicano l’intero settore, non reinvestendo nello stesso, ma che purtroppo tolgono solo non lasciando nulla al sociale. Tutto dovrebbe essere pubblicizzato per lealtà e rispetto di vecchi e nuovi appassionati e di un settore che si vuol vedere crescere e non schiacciare e deformare dai più forti, da un monopolio o da un’incoscienza collettiva. Questo permetterà di diminuire quelle lotte di visibilità tra attività commerciali, ma che favoriscono il solo sorgere di persone senza lealtà che vedono migliorare gli interessi personali sfruttando mode, incertezze e contrasti del momento.
Solo uniti si potrà avere una crescita settoriale per rimanere al passo, della continua evoluzione “imposta” dal mercato.
Posso prevedere, ironicamente, che più informazione estera forniremo, senza saper filtrare, informazioni non complete, censurate da interessi pubblicitari, più riviste continueremo a chiamare nazionali senza che forniscano un servizio informativo all’altezza di essere considerate tali, e più le nostre migliori località, i nostri migliori rider e le nostre migliori persone diventeranno sempre più piccoli e lontani nei significati comuni. E più sposteremo in avanti questa maturità sociale da raggiungere e più i rischi saranno alti per tutti.
Abbiamo raggiunto risultati inimmaginabili dieci anni fa. Mettiamoli in risalto, per poi, in futuro, testimoniare nuovi traguardi raggiunti. Non abbiamo la presunzione e l’appagamento di essere il perfetto risultato di un lavoro costante nel tempo, ma non vederlo testimoniato in molti dei mezzi locali, che comunicano il nostro sport, è come privarsi di un patrimonio, pur sempre di un lavoro italiano. Vedere poi favorire “capillari” recensioni di libri, di riviste e di manifestazioni estere che abbiano più o meno riscontro a livello d’interesse nazionale, mi fa pensare che sono queste le pericolose persone a cui rivolgo alcune mie parole. Il loro agire decentra dall’opinione pubblica l’identità nazionale verso quella estera. Delle aziende di settore si deve parlare, del risultato ottenuto per alcuni prodotti dopo anni di studio per dare più confort a tutti in condizioni più o meno limite in Italia e nel mondo è vitale per il mercato e per chi pratica lo sport. Ognuno è libero di scegliere la sua linea informativa, ci mancherebbe, ma fare del proprio mezzo d’informazione un susseguirsi di loghi, di feste, di gare e d’informazioni dove il marchio estero si è impossessato della nostra identità per pochi centesimi è riduttivo per tutte quelle persone che come noi sono nate in Italia.
Non credo che si possa falsare per lungo tempo ancora l’informazione di questi sport. Lo dovrebbero sapere i siti, i club e chiunque a livello sociale, lavora nel sistema informativo o chiunque a suo dire lo fa per la sola passione che lo lega a questo sport. Questo settore ha bisogno di essere liberato dall’unico tipo d’informazione con cui siamo stati abituati. In tutti questi anni non si è sviluppata nessuna carriera lavorativa se non quelle del continuo aprire siti, giornali perché sicuri di poter fare meglio di quello che già c’è in circolazione. Per poi fermarsi ai primi personali vantaggi senza continuare la ricerca, lo studio per l’interesse collettivo. Gli unici beneficiari sono stati i rider migliori che virtuosi di capacità tecniche sfruttate dai media, non hanno saputo sfruttare la grande occasione per avanzare nuovi e migliori contratti di sponsorizzazioni.
Il pluralismo, la democrazia d’informazione con l’era digitale si amplificheranno, ma questo, se da un lato migliorerà il servizio, dall’altra aumenterà quelle righe tra cui cercare un valore, un significato alle proprie passioni.
Tornando più indietro, ricordate alle prime uscite, quelle nel nostro litorale, come le onde mettevano paura?
Cosa pensate che provi un bambino che inizia con quel mezzo metro estivo?
Sono tanti i bambini che provano, che iniziano, come sono molti ragazzi che si avvicinano a questo sport. Cosa facciamo per far conoscere prima cosa c’è in Italia?
Credo, ogni giorno sempre di più, che le critiche nei miei confronti sono più per l’incompetenza di quelle persone, che in questo settore non mancano, che per presentare idee e lavori migliori.
Non bisognerebbe mai perdere quell’entusiasmo di quelle prime volte dove la foto di una grande mareggiata italiana suscitava un’intima paura nel sapere che prima o poi cercandola, la si doveva affrontare. Molti di loro lasceranno, ma solo così tutti avranno avuto la possibilità di vedere quelle onde, in quei surfspot che a una più tenera età non si possono certo vivere. Per i bambini, il nostro mare è il loro oceano. La Sardegna: il surf trip più lontano, l’alba sulla costa di Roma: il surf trip più vicino.
Vivo il surf più degli altri sport con tavola, ma vedo che molte verità accomunano queste realtà. Provate a spostare quanto sopra al vostro sport…
In questo settore abbiamo bisogno di gente capace nel saper contribuire e sostenere la crescita collettiva, gente capace di decisioni importanti, con un’innata passione nel migliorare il proprio settore, lo sport, il lavoro, ma soprattutto gli interessi di tutti senza seguire sempre il proprio articolo del viaggio più alternativo, le pericolose mode o le chiuse ideologie del momento. Gente capace di sacrificare pochi euro per saper ancora accompagnare un progetto ad una crescita e ad un’innovazione comune.
Posso vederlo, interpretarlo e comunicarlo in mille modi differenti, ma il titolo di sempre non cambia:
King Surfer Magazine
(Since 1994)
Enjoy Your Life
Keep Surfing
Carlo Azzarone
Roma (Italia) – 21 Giugno 2005
da King Surfer Magazine Collection – “Pocket 2005”
“Abbiamo scelto la sequenza di foto che troverete nella seguente gallery, perché ci sembrava quella che esprimesse meglio il significato dell’Introduzione di questo incredibile Magazine che, nel 2005, regalò un nuovo e attualissimo testo…
Il giorno che vedremo tutti sfruttare il potenziale delle onde italiane e del suo settore, allora avremo raggiunto quella maturità che qualcuno ci ha fatto vedere come obiettivo da raggiungere nel tempo”.
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